Cassano piange Renato Casiraghi
«Via Camozzi strada pericolosa»

Si corre troppo in auto, non si ha pazienza nell'aspettare il verde del semaforo troppo a lungo e si parcheggia in divieto impedendo la visuale. Per molti, dopo la tragica morte del pensionato di Cassano Renato Casiraghi, via Camozzi è una strada pericolosa.

Si corre troppo in auto, non si ha pazienza nell'aspettare il verde del semaforo troppo a lungo e si parcheggia in divieto, stringendo così lo spazio della carreggiata e impedendo la visuale. Sono questi i tre punti su cui bisogna lavorare maggiormente per rendere via Camozzi più sicura, secondo il parere dei tanti residenti della via che nella mattinata di mercoledì 4 maggio si sono riversati sul luogo dell'incidente mortale nel quale ha perso la vita Renato Casiraghi, 70 anni, pensionato di Cassano d'Adda.

L'uomo è stato travolto venti minuti dopo le 11, al civico 50 di via Camozzi, davanti al negozio «Dipo maglie», a pochi metri dall'incrocio con via Taramelli. In seguito al tragico impatto automobilisti e passanti hanno subito prestato soccorso all'uomo investito e chiamato aiuto. L'ambulanza del 118 non ha potuto far altro che prendere atto del decesso dell'uomo, ex idraulico, sposato con due figli. È stato aiutato anche l'automobilista alla guida dell'Audi A3 grigia Sprotback coinvolta nell'incidente: in stato di forte choc, con le lacrime agli occhi, è stato trasportato in ospedale.

Renato Casiraghi, che viveva a Cassano d'Adda in via Leonardo da Vinci, lascia nel dolore la moglie e due figli. Dalla prima ricostruzione di quanto avvenuto, con tutta probabilità, il pensionato ha attraversato la strada (a due corsie per senso di marcia) davanti agli uffici della Provincia di Bergamo, a pochi passi dalla Sala Manzù, per raggiungere l'altra estremità della carreggiata. In un primo momento avrebbe fatto sfilare un Bmw nero in direzione di Porta Nuova ma è stato poi travolto nella seconda corsia, per cause ancora da stabilire. Nel tratto di strada dov'è avvenuto lo scontro a occhio nudo non si notava alcun segno di frenata. Non è escluso che, come capita spesso, le auto in movimento in quel preciso momento non abbiano permesso, sia al pedone sia all'automobilista, di accorgersi per tempo di quanto stava succedendo. La pericolosità della strada, una via a quattro corsie in pieno centro città, da anni è nota a tutti: sul tratto, infatti, oltre ad alcuni incidenti in moto, nell'aprile del 2006 si era verificato l'investimento – per fortuna senza nessuna conseguenza fisica – di una bambina boliviana di tre anni. Le gambe della piccola erano rimaste impigliate nel parafango della ruota posteriore destra del mezzo, sotto gli occhi della madre e dei fratellini. La piccola era stata salvata dalla stessa madre e da una passante, che l'avevano tirata verso di loro sul marciapiede.

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