Colleghi, amici e autorità
per l'addio a Paolo Impellizzeri

Giornalisti, amici, amministratori della città e rappresentanti delle istituzioni della Provincia, esponenti del mondo della cultura: tutti si sono stretti attorno ai familiari per l'ultimo saluto a Paolo Impellizzeri, il nostro collega morto lunedì a 66 anni. Il rito funebre è stato celebrato al cimitero di Bergamo, nella chiesa di Ognissanti: una breve cerimonia, come Paolo aveva chiesto.

Impellizzeri - Ciccio, come lo chiamavano affettuosamente tutti - è stato vicecaporedattore de «L'Eco di Bergamo»: è morto per le complicanze di una grave forma di diabete che lo aveva reso invalido. Per una quarantina d'anni ha raccontato il mondo e Bergamo.

Dopo la cerimonia la salma di Paolo è stata trasferita, all'interno del cimitero di viale Pirovano, per la cremazione. Il sindaco di Schilpario, Gian Mario Bendotti, intervenuto per ricordare la grande amicizia che legava Impellizzeri a tutto il paese scalvino, ha confermato che la tumulazione è in programma al cimitero di Schilpario domenica 6 giugno e che in quell'occasione si svolgerà una cerimonia, il cui orario verrà comunicato successivamente.

Il sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, ha voluto ricordare di Paolo Impellizzeri l'imparzialità e la rettitudine, testimoniata anche nel periodo in cui fu addetto stampa del Comune. Il direttore de L'Eco di Bergamo, Ettore Ongis, ha voluto invece ricordare Paolo come giornalista, rammentando episodi della sua vita in redazione. Carlo Salvioni, amico di Impellizzeri dai tempi del liceo, del Sarpi, ne ha sottolinato la simpatia e l'ironia, la capacità di schietta autocritica, la vasta cultura e la grande passione per il pianoforte. 

Intellettuale laico e di formazione liberal, Paolo Impellizzeri era arrivato a Bergamo da ragazzo insieme alla famiglia nel 1956 e si era iscritto alla IV ginnasio al Sarpi. Il padre, raccontava, sognava per lui la carriera diplomatica, ma a 18 anni la prima recensione pubblicata decretò la fine degli studi universitari e di ogni altra carriera che non fosse inchiostro e piombo. E così è stato.

Impellizzeri cominciò a collaborare al «Giornale del Popolo», che divenne nel 1962 «Giornale di Bergamo». Professionista nel 1967 (il primo bergamasco a superare l'esame di Stato introdotto per i giornalisti), fu poi a «Bergamo Oggi» e al «Giornale di Bergamo Nuovo». Al nostro giornale - chiamato da monsignor Spada, di cui era buon amico - era stato in Provincia, agli Interni-Esteri e alla Redazione Cultura e Spettacoli.

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