Porto a Londra
la cucina italiana

Una sola parola per descrivere il suo lavoro e la sua passione: italianità. Matteo Locatelli, 38 anni, di Dalmine (più precisamente di Mariano), dopo alcune esperienze nel settore alberghiero è partito per il Regno Unito un anno fa circa, deciso a portare con sé la tradizione italiana dell’ospitalità e della ristorazione.

Quella vera, perché, come spiega lui stesso, «nel Regno Unito ci sono tanti ristoranti che dichiarano come italiana la propria cucina, quando in realtà non è così». L’azienda di cui è diventato general manager, la «Emmetts», invece, propone al cliente britannico uno stile italiano al cento per cento.

Le attività di «Emmetts», per adesso, sono due. La società ha due ristoranti a Sevenoaks (20 chilometri a Sud-est di Londra, nella regione del Kent). La catena è stata chiamata «perfettorestaurants», il personale è interamente italiano (il pizzaiolo ad esempio è napoletano, Matteo è l’unico bergamasco del gruppo), e viene offerta ai clienti una tipologia di cucina di livello medio-alto. «Non si tratta di trattorie – spiega Matteo – ma nemmeno di locali stellati, piuttosto ristoranti accessibili a un target molto più vasto. La qualità dei cibi cucinati, invece, quella sì che deve essere altissima, gli ingredienti sono freschi e rigorosamente Made in Italy e certificati, così come alta deve essere la professionalità degli chef, che cucinano ricette italiane».

«I clienti apprezzano molto – racconta Locatelli –, ma vanno “educati” con grande pazienza: anche a causa dei locali inglesi che si fregiano ingiustamente di marchi italiani, infatti, capita ad esempio che qualcuno ti chieda una pizza con il ragù sopra: gli spieghiamo che abbinare due cibi riconosciuti come italiani, non significa automaticamente “mangiare all’italiana”, e con questi piccoli gesti diffondiamo all’estero la vera cultura culinaria italiana. Abbiamo anche ricevuto l’importante riconoscimento di “Ospitalità italiana” direttamente dalla Camera di commercio di Londra con il benestare del ministero dello Sviluppo economico italiano».

«Confermo – continua – che il cibo italiano all’estero non conosce crisi, è amatissimo, ma è apprezzato tutto il contesto in cui si inserisce, il personale sempre sorridente, cordiale e pieno di fantasia: d’altronde qui nel Regno Unito sono efficienti in molte cose, ma manca un po’ di quella passione che solo noi italiani sappiamo dare».

Matteo ha studiato per tre anni all’Istituto alberghiero di Nembro, poi ha concluso le superiori a quello di San Pellegrino, «una scuola – fa notare – apprezzatissima in tutta Italia. Una scuola molto pratica, che ti forma sul piano professionale, grazie alla quale ho trovato subito lavoro». Ha cominciato quindi a lavorare negli alberghi nel settore del ricevimento: da Bologna a Firenze a Roma, da segretario di ricevimento fino alla direzione del Grand Hotel della Presolana. Grazie anche ad alcuni contatti che lavoravano da tempo in Inghilterra, è poi venuto a conoscenza dei progetti di «Emmetts». «Ho scelto – racconta – di lasciare un contesto che non mi dava più molti stimoli, avevo bisogno di cambiare radicalmente la mia stessa vita. Non volevo perdere questa occasione, e alla fine sono contento della scelta che ho fatto».

Matteo ha fatto da apripista e dopo un paio di mesi ha accettato a braccia aperte di stabilirsi in Inghilterra, facendo venire dall’Italia anche la sua famiglia: la moglie Lorenza, conosciuta in Emilia e con cui si è sposato nel 2007 vivendo poi per qualche tempo a Dalmine, e i figli Lorenzo di 7 anni e Ginevra di 3 anni e mezzo. «Mentirei – commenta Matteo – se dicessi che l’Italia non mi manca, mi mancano le nostre tradizioni, famiglia e amici. Ho sempre l’Atalanta nel cuore, tanto che ogni domenica seguo le sue imprese calcistiche. Ma, valutando le opportunità di lavoro, di sviluppo e crescita professionale, non penserei minimamente a tornare in Italia. Qui se hai un’idea basata su un progetto imprenditoriale è facile trovare un sostegno che ti permetta di metterla in pratica. Per i miei figli vedo molto più futuro qui».

Il secondo settore della società, in forte espansione in questo momento, è la commercializzazione online dei prodotti utilizzati nei ristoranti della società. «Attraverso il portale Internet www.myfoodrink.com – spiega Matteo – commercializzeremo gli ingredienti, le materie prime importate dall’Italia: si tratta di cibi e bevande di tutti i tipi, destinati ad altri pub e ristoranti. Distribuiremo però anche prodotti già cucinati nei nostri ristoranti in linee dedicate».

Lo sguardo di Matteo guarda lontano: «Con il nuovo business plan – spiega – abbiamo intenzione di aprire altri ristoranti nella zona, lanciare il franchising ma soprattutto espandere l’area di distribuzione dei prodotti italiani, portandoli in Germania, Danimarca, Francia, Polonia e Russia. Se tutto va bene, dopo il 2019, l’obiettivo è l’America».

Da Emmetts nei ristoranti, nel marketing e negli uffici sono impiegate circa 40 persone (a cui è fornito alloggio e lavoro) ma, «anche e soprattutto in vista degli sviluppi futuri – conclude Matteo –, c’è bisogno di altra forza lavoro, perché no, anche bergamasca».

«Ho accettato di raccontare la mia avventura – spiega infine – anche per offrire un’opportunità alla mia terra: penso alla possibilità di fare un’esperienza qui in Uk, ma penso anche a tutti i prodotti della Bergamasca, che io conosco benissimo, e a tutti quei piccoli-medi produttori a cui dare un’opportunità per l’export». Matteo fa sul serio. E non esita a lasciare anche i suoi contatti: «Chi fosse interessato ad avere più informazioni può scrivermi alla mail [email protected]».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con Brembo S.p.A. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per sei mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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