«Il sistema Confidi e in crisi
Serve l'aiuto di banche ed enti»

Le condizioni imposte dall'evoluzione normativa, abbinate all'aumento del volume delle garanzie erogate a causa della grande crisi economica che tutt'ora imperversa, hanno messo in difficoltà l'intero complesso Confidi.

«Le condizioni imposte dall'evoluzione normativa, abbinate all'aumento del volume delle garanzie erogate a causa della grande crisi economica che tutt'ora imperversa, hanno messo in seria difficoltà non solo Confidi Lombardia ma il sistema nel suo complesso». A dichiararlo è Andrea Crovato, direttore generale di Confidi Lombardia che, durante l'incontro «Confidi e Grande Crisi. Interrogativi e proposte: il caso di Confidi Lombardia» ha proposto anche una soluzione: elaborare delle soluzioni nuove, condivise con i principali attori dello scenario di riferimento, per continuare a sostenere fattivamente le piccole medie imprese così tipiche del tessuto economico del nostro paese.

Con in particolare la necessità di «dare mandato ad un esperto di costruire una casa comune confindustriale in tema di garanzia del credito che veda partecipi sia i confidi, sia Confindustria, sia le banche interessate, sia gli Enti pubblici ove possibile - ha detto Crovato -. Se Confindustria e i confidi dovranno compiere un ulteriore sforzo di organizzazione e coordinamento, alle banche viene invece richiesto, in questo frangente di diffusa fragilità del sistema, di rinunciare, per l'immediato e a certe condizioni, a parte delle garanzie loro concesse, sia di contribuire a conteggiare con maggior precisione l'utilità che loro deriva dalla garanzia fornita dai confidi, permettendo ai confidi stessi di non gravare sulle Pmi già in difficoltà con aumenti di commissioni sulle garanzie erogate».

Agli enti pubblici si chiede «un sostegno anche finanziario, perché non venga meno il modello delle garanzie mutualistiche tipico del mondo confidi che oggi non hanno alcuna possibilità, di proporre aumenti di capitale per incrementare il loro patrimonio, né di adeguare sufficientemente le competenze richieste all'impresa per la copertura dei rischi e della gestione, in coerenza con l'obbligo di raggiungere una sostenibilità attuale e prospettica dal punto di vista economico-patrimoniale come preteso da Banca d'Italia - ha continuato Crovato -. Confidi Lombardia è infine disponibile a valutare un progetto di concentrazione dei confidi contigui promosso d'intesa con Confindustria Lombardia che guardi oltre l'immediato», ribadebdo però come «è indispensabile coinvolgere anche banche ed enti pubblici regionali interessati ad un progetto di vitalità di ampio e nuovo respiro».

Dal canto loro i rappresentanti delle banche presenti hanno sottolineato la disponibilità a collaborare, mantenendo comunque «le competenze distinte», come ha precisato Pier Aldo Bauchiero, direttore Lombardia divisione Banca dei territori Intesa San Paolo. È concorde Giorgio Papa, direttore generale del Credito Bergamasco, secondo cui le banche non devono partecipare all'aumento di capitale e a eventuali Sgr. Un'apertura è poi arrivata da Riccardo Tramezzani, vice direttore generale di Banca Popolare di Bergamo: «Occorre fare un'attenta revisione delle garanzie in modo da rinunciare a parte di esse, perché i confidi possano continuare a sostenere il credito». Tutti d'accordo sull'importanza del ruolo svolto dai confidi soprattutto in questi ultimi anni di crisi: «Dovremo comunque aumentarne la professionalità senza perdere di vista valori come la territorialità e il mutualismo, a cui tener fede anche in vista di uno sviluppo futuro», ha dichiarato il presidente di Confindustria Bergamo, Carlo Mazzoleni. Un'istituzione come Regione Lombardia «oggi è molto impegnata sul versante dei confidi di secondo grado e uno sforzo per sostenere Federfidi è indispensabile», ha precisato Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia.

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