L’assalto al portavalori a Gorlago: «Aspettai papà a lungo, l’avevano ucciso»

GORLAGO. Donatella Galessi ricorda l’omicidio del padre: 30 anni fa fu freddato durante un assalto a un portavalori. «Doveva venire a prendermi in discoteca, non scorderò l’urlo straziante di mia madre quando ricevette la notizia».

«Ho aspettato a lungo mio papà fuori dalla discoteca “XX Secolo” a Seriate, c’eravamo sentiti alle 20.30 per accordarci ma lui non è mai arrivato; ero agitata perché mi sembrava strano che non mi avesse avvisata del contrattempo. Sono rientrata nel locale e mi sono fatta accompagnare a casa da un amico. Una volta davanti al cancello dell’abitazione, a Gorlago, ricordo l’urlo assordante di mia madre, che aveva appena ricevuto la notizia al telefono. Sono entrata in casa dal cancellino, passando tra le sbarre. Ricordo tutto di quella notte e dei giorni successivi, come se fosse successo oggi».

Flavio Galessi era caposcorta

Trent’anni non hanno sbiadito la memoria di Donatella Galessi. La donna oggi ha 49 anni e per la prima volta parla dell’agguato in cui il 26 marzo del 1994, nel quartiere Baggio, a ovest di Milano, venne ucciso suo padre Flavio, guardia giurata in servizio. Il vigilante aveva 44 anni ed era il caposcorta. Con due colleghi della Fidelitas dovevano prelevare l’incasso dalla cassa continua del supermercato Ipercoop. I banditi, nascosti dietro una siepe, avevano sparato con dei mitra kalashnikov non appena le guardie erano uscite dal furgone. Un tentativo di rapina degenerat o. Galessi aveva risposto al fuoco con la sua pistola calibro 7,65, prima di accasciarsi sull’asfalto trafitto da un colpo che era riuscito a trapassare il suo giubbotto antiproiettile, raggiungendo l’aorta.

La figlia: «Gli accarezzai la fronte»

«Quando io e mia madre quella notte siamo arrivate in ospedale, al San Carlo di Milano – ricorda la donna – ho accarezzato la fronte di mio padre ed era ancora calda. Avrei voluto abbracciarlo ma non è stato possibile perché nelle ore successive avrebbero dovuto fare l’autopsia. Siamo tornate a casa e il giorno dopo sono ritornata da sola a Milano, sulla mia auto, verso il cimitero monumentale. Sembrava un paese. Mio padre era nella stanza 17 dell’obitorio. Ho riconosciuto la salma, il suo corpo era su una lastra in ferro, poi lo hanno portato via per l’autopsia. Un unico proiettile ha ucciso mio padre, proiettile che è andato oltre la sua divisa». La Cassazione, nel 2008, ha condannato definitivamente due nomadi ritenuti responsabili. L’ergastolo per uno e vent’anni di carcere per il complice. «Ci sono stati n ove anni di silenzio e poi nel 2008 la svolta nelle indagini – prosegue Donatella–, ricordo ancora quando in questura a Milano ho guardato negli occhi chi è stato accusato di avergli sparato. Era ammanettato, circondato da forze dell’ordine. Mi sfidava verbalmente dicendomi che ero carina e mi avrebbe invitata a cena ma io non ho risposto e ho continuato a guardarlo dritto negli occhi. Non avevamo motivo per abbassare lo sguardo».

Flavio ha lasciato «un’eredità enorme»

A trent’anni dal delitto, Donatella Galessi, che oggi riveste la carica di consigliere comunale di maggioranza a Gorlago, ha organizzato un gala di kickboxing in memoria del padre: il primo tributo a Flavio Galessi, «roccia di Bergamo», si svolgerà il prossimo primo giugno nel Palazzetto sportivo del paese. La manifestazione ha ottenuto il patrocinio di Regione Lombardia, di FederKombat e del Coni. Vi parteciperanno atleti professionisti da tutta Italia. «Mio padre era appassionato di karate ed è stato un campione mondiale di full contact – conclude Donatella –. Era conosciuto come «la roccia di Bergamo» per i suoi pugni duri. Era un duro dal cuore d’oro. Ho proposto l’idea alla mia Giunta e sono stati ben lieti di questo progetto, è nata una grande catena di solidarietà che mi rende onorata e fiera. Tante persone hanno risposto e mi hanno contattata , questo mi fa capire che mio papà ha lasciato un’eredità enorme, tante persone lo ricordano ancora oggi. C’è chi mi scrive sui social raccontandomi aneddoti su di lui. Sento un calore umano fortissimo».

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