«La sofferenza, minuto per minuto». Il professor Caudano racconta il tifoso durante Atalanta-Liverpool

storia. Il nuovo racconto di Stefano Corsi

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“C laudio, non ti offendere. Spero che per il poco che ci conosciamo tu abbia capito che tipo di persona sono. Onesta, sincera, forse non così forte come spesso servirebbe nella vita. Ma onesta e sincera di sicuro. E allora, credimi, con dispiacere ti chiedo scusa, ma giovedì, per il ritorno, credo proprio che vorrò stare solo. Non so se tu avessi in mente di organizzare una serata come quella dell’andata, che è stata meravigliosa e che non scorderò mai, e non solo per il risultato clamoroso. Non la scorderò mai per la tua ospitalità e per l’amicizia tua e dei tuoi amici, così gentili con me, così generosi nell’esultare alle nostre reti e nel complimentarsi alla fine. Avrò nel cuore per sempre quella sera. Specie se dovrò tornare a Jesi e se le Langhe resteranno una parentesi, una macchia di colore inghiottita dalla mia grigia vita scolastica. Ma, a parte questo, ti ripeto, e con enorme dispiacere, che io giovedì resterei a casa, da solo. Non te le prendere, non pensare a uno sgarbo. O, peggio, a una manifestazione di ingratitudine. O che sia addirittura maleducato, perché non ricambio l’invito. Vedi, io ci ho pensato e ripensato, e per il ritorno ho davvero bisogno di soffrire da solo, di stare concentrato, di immedesimarmi completamente con i miei giocatori, specie con i difensori. Se fossi in compagnia, certamente mi dovrei distrarre, sarebbe inevitabile e in fondo anche giusto. Ma la mia paura è che poi mi sentirei in colpa, se le cose andassero male. Lo so che è assurdo, e lo so che può fare ridere, e lo so che può sembrare qualcosa di molto simile alla scaramanzia. Però io la mia squadra lo devo. Le devo di soffrire con lei, minuto dopo minuto, sperando che il cronometro li inghiotta rapidamente e senza che tre o più di loro debbano entrare nel tabellino come minuti dei goal inglesi. So bene che dal divano io potrò poco, ma tu sai bene che anche dalle tribune, in fondo, si può poco. Eppure esiste la mistica della bolgia, del dodicesimo uomo, del fattore campo… Ecco, io ho quella di me stesso tutto dedito alla partita, e vi ho rinunciato volentieri giovedì scorso, ma ora…».