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«Medioevo Ritrovato». Il Convento di San Francesco si racconta

Articolo. Novanta scatti in bianco e nero illustrano l’imponente lavoro di recupero del Convento di San Francesco in Città Alta negli anni 1937-’38, aiutandoci a ripercorrere le tante trasformazioni di un luogo suggestivo, ma soprattutto “vivo”. Fino a luglio, negli spazi del Convento in Piazza Mercato del Fieno, vi aspetta la mostra realizzata dal Museo delle storie con il Comune di Bergamo e SIAD Fondazione Sestini

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Angelo Bettoni, Convento di San Francesco, chiostro delle Arche. Portico lato est durante i lavori, 1937-1938 (© Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini, raccolta Domenico Lucchetti)

Tre bambine, con la cartella sulle spalle e il grembiule bianco, che affrontano mano nella mano il loro primo giorno di scuola. Piazza Mercato del Fieno completamente libera dalle auto e ricca di alberi. I tetti che circondano la Rocca, e ancora, folle di bambini sorridenti a torso nudo: una colonia estiva, “elioterapica”, come si diceva allora.

Osservando una fotografia, si viaggia sempre due volte: nello spazio e nel tempo. Come si è trasformato un luogo, un paese, un quartiere che conosciamo? Come sono cambiati, negli anni, i nostri amici, i nostri vicini di casa? Come siamo cambiati noi? Sono alcune delle domande che deve essersi posta la signora che lo scorso 19 aprile, giorno di inaugurazione della mostra « Medioevo ritrovato. Fotografie del Convento di San Francesco 1937-1938 », si è riconosciuta in uno degli scatti esposti.

La mostra, realizzata dal Museo delle storie di Bergamo con il Comune di Bergamo e SIAD Fondazione Sestini, racconta la storia del Convento di San Francesco, (ri)letta attraverso le fotografie del recupero del complesso, avvenuto tra il 1937 e il 1938 nel contesto del Piano di Risanamento di Bergamo Alta.

Il restauro di Cesare Selvelli

Ma andiamo con ordine. Oggi, il Convento di San Francesco ospita il Museo della fotografia Sestini, mostre e laboratori. Ieri, invece, è stato spazio religioso, carcere, scuola. Ha subito diverse trasformazioni architettoniche, legate al cambio della sua destinazione d’uso. A documentarle tutte è una lunga linea del tempo, che spicca all’inizio del percorso espositivo. «Il convento viene fondato nel 1290. Due anni dopo viene consacrata la chiesa di San Francesco – spiega Daniela Pacchiana, curatrice della mostra insieme a Roberta Frigeni e Lia C ornaL’edificio rimane convento fino alle soppressioni napoleoniche nel 1797 e dal 1803 diventa sede carceraria. Dal 1921 il complesso giace in uno stato di abbandono, fino a quando viene ceduto dallo Stato al Comune di Bergamo. Sarà il Comune, nel 1931, ad affidare all’ingegnere Cesare Selvelli l’incarico di trasformarlo in una scuola elementare».

I lavori cominciano il 4 novembre del 1937 e durano pochissimo. Nel 1938, la sede viene inaugurata alla presenza del Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai. Selvelli riscopre quanto era stato coperto durante il periodo carcerario, recupera e riporta in vita sia gli affreschi (come il «Cristo crocifisso fra la Vergine e san Giovanni» o i «Santi Giovanni Battista e Pietro», ancora oggi visibili), sia diversi elementi architettonici medievali. “Ritrova” il Medioevo, proprio come recita il titolo della mostra. «Uno degli obiettivi dell’ingegner Selvelli era anche quello di “musealizzare” questo luogo – spiega Pacchiana – Selvelli pensò proprio al Museo del fabbricato e della scuola. Ed è per questo che sia all’interno della Chiesa che nel resto del convento spiccano delle targhe didascaliche ». Come quella, ad esempio, che indica un avanzo di antico pavimento in battuto veneziano.

Il percorso espositivo

Gli spazi dell’antica chiesa del Convento di San Francesco, “ritrovati” appunto durante i lavori di Selvelli, non sono solo raccontati al pubblico. Il progetto realizzato dallo staff del Museo delle storie ha consentito di valorizzarli ulteriormente. Ad accompagnare il viaggio del visitatore, infatti, oltre alle numerose fotografie corredate da piante e da didascalie, ci sono alcuni pannelli color mattone. Si tratta di apparati didascalici volti ad offrire una chiave di lettura degli affreschi del convento, una vera e propria “mostra nella mostra” che rimarrà fissa all’interno del museo.

Il colore, spiega Pacchiana, riprende il tipico rosso dei “mattoni” del Selvelli, gli elementi che l’ingegnere aggiunse durante i lavori. «Durante i restauri, Selvelli toglie tutte le sovrastrutture che erano state costruite negli anni, abbatte i muri aggiunti durante il periodo di destinazione a penitenziario e riporta il complesso al suo splendore medievale. A Selvelli si deve però non solo un lavoro di recupero, ma anche l’aggiunta di elementi di rinforzo e la costruzione di nuovi spazi, come quelli destinati ad ospitare le aule scolastiche sia della sezione femminile che maschile». Pensate che l’intero complesso poteva accogliere sino a 840 alunni.

Le sezioni che esplorano il restauro sono quattro, e accolgono le immagini dell’Archivio fotografico Sestini con la raccolta Domenico Lucchetti. Si comincia con «Il convento di San Francesco: da carcere a scuola» e le fotografie esposte all’interno della cappella di San Pietro Apostolo, oggi detta “Bonghi” dal nome della famiglia donatrice dei terreni su cui sorgeva la chiesa di San Francesco.

Si attraversa quindi l’abside sulle tracce dell’antica chiesa del convento, «una delle più grandi della Città, con la classica pianta francescana, senza transetto». «Della chiesa resta poco. Abbiamo volutamente aperto questa sezione con una fotografia in cui non si vede nulla delle architetture della chiesa di San Francesco» rivela Daniela Pacchiana. Seguono, ad uno ad uno nel percorso, gli scatti che documentano il ritrovamento degli spazi della zona presbiteriale e delle cappelle laterali.

La terza sezione della mostra è dedicata al recupero dei due chiostri del convento, quello delle Arche – («si chiama così perché ospitava le arche sepolcrali – sottolinea la curatrice – Abbiamo un’attestazione, in un documento del 1341 conservato alla Biblioteca Mai, che ci parla proprio di un Cimiterium») e quello del Pozzo, e della S ala Capitolare. Le immagini raccontano la riapertura delle arcate dei chiostri, ma anche il “ritrovamento” di colonne e capitelli medioevali. Da non perdere, uno scatto del chiostro delle Arche con il portico ancora decorato da uno splendido cielo stellato.

Lo sguardo del visitatore è chiamato ad estendersi poi dal convento di San Francesco all’intero quartiere in cui questo edificio sorge. Protagonista della quarta sezione è quindi Città Alta con il suo Piano di Risanamento, di cui venne incaricato negli anni Trenta l’ingegnere architetto Luigi Angelini, con l’ingegnere Carlo Eynard. «Bergamo Alta si trovava in quel periodo in pessime condizioni igienico sanitarie determinate dalla fatiscenza e dal degrado della maggior parte degli edifici. Gli interventi, ispirati alla teoria del diradamento edilizio di Gustavo Giovannoni, mirano a mantenere intatto l’impianto urbanistico e viario antico e a restaurare gli edifici di pregio storico-artistico. La rifunzionalizzazione del complesso di San Francesco va letta in questo contesto e nel più ampio intervento di riqualificazione del centro storico della città». La galleria di immagini esposte ci consentono quindi di “passeggiare” tra le vie della città tra il 1934 e il 1942: da Via Solata a Piazza Mercato del Fieno, da Via San Lorenzo a San Pancrazio, fino ad arrivare alla veduta della Rocca e dei tetti che la circondano.

«Questa mostra fa parte di un progetto di ricerca più ampio – racconta Daniela Pacchiana – L’idea è quella di fare ulteriori studi sul convento, patrimonio cittadino da salvaguardare e valorizzare. Grazie alle fotografie, abbiamo scoperto molte cose, anche dal punto di vista architettonico. Le immagini documentano per esempio l’ingresso al carcere, chiuso dal Selvelli durante i lavori ripristinando l’accesso originario al convento. Il nostro obiettivo è far conoscere ai visitatori la complessità di questo luogo, con le innumerevoli funzioni che ha svolto e le persone che lo hanno vissuto».

Il luogo della “vita”

Veniamo allora all’ultima – ad ora – sezione della mostra: «Il convento di San Francesco: da scuola a museo». Gli scatti provenienti dai fondi Alfonso Modonesi, Fausto Asperti, Pino Capellini, Bruno Codenotti, Pietro e Achille Gentili offrono ai visitatori punti di vista curiosi sulla vita del convento dopo gli interventi di recupero: dagli alunni delle scuole elementari “Mario Ghisleni”, ripresi mentre corrono tra i chiostri, al primo allestimento di quello che allora si chiamava Museo storico della Città, che conosciamo oggi invece come Museo delle storie di Bergamo.

Dietro gli scatti si nascondono storie. Alcune sono note: «Durante la guerra il convento cambia ancora funzione, diventando sede militare». Ecco allora rappresentata, al centro del chiostro delle Arche, l’adunata dei corpi militari della Repubblica Sociale Italiana con le donne del servizio ausiliario o gli scavi archeologici degli anni Ottanta nell’area destinata alla mensa dell’Università, o ancora la celebrazione della Santa Messa nel 1949 in occasione della Peregrinatio Mariae. Altre storie lo sono meno: «Abbiamo una fotografia del Fondo Gentili che immortala un gruppo folkloristico. Non sappiamo però nulla di più di questa occasione». Ai visitatori il compito di immaginarla…

Completa le sezioni una piccola, ma preziosa, selezione di scatti dell’Archivio del Comune di Bergamo e dell’Archivio Storico Diocesano di Bergamo.

Una mostra partecipata

Abbiamo detto “ultima ad ora”, perché non è finita qui. Il Museo aprirà infatti a breve una campagna di raccolta fotografica interamente dedicata al convento. A partire da metà maggio, verrà chiesto a chi ha frequentato e vissuto i suoi spazi di mettere a disposizione ricordi e racconti: le immagini del primo giorno di scuola, di una festa, di una chiacchierata tra amici.

La selezione delle immagini ricevute costituiranno un’ulteriore “mostra nella mostra” nelle cappelle laterali dell’antica chiesa. Tutte le informazioni saranno rese disponibili online su www.museodellestorie.bergamo.it.

Info e orari

La mostra è aperta dal 20 aprile fino a fine luglio presso il Convento di San Francesco di Bergamo dal martedì al giovedì (dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17) e dal venerdì alla domenica (dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18). Per info basta visitare il sito.

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